Un quartiere in evoluzione, un asilo tutto particolare

Maddalena – Scuola nel bosco di Pianoro, Bologna

Quando ho capito che quest’estate sarei andata in Canada con la mia famiglia, non ho resistito a programmare una visita in un Asilo nel bosco canadese. Erano anni che mi preparavo, ma la mia esperienza come accompagnatrice nel bosco era iniziata solo il mese prima e il primo anno del nostro progetto di Asilo nel bosco a Pianoro (Bologna) sarebbe iniziato subito dopo il viaggio. Ero quindi fortemente motivata a scoprire le diversità e le similitudini tra l’esperienza canadese e i progetti nostrani. Soprattutto mi interessava capire come si relazionano con l’inverno, in modo da poter usare la loro esperienza in risposta ai genitori italiani spesso preoccupatissimi dal nostro freddo invernale.

Ho contattato quindi “Le lion et la souris” (Il leone e il topo), un’organizzazione che dal 2013 si occupa di educazione all’aperto a Montreal. Sono stati da subito disponibili, e, appena ho capito in quale data saremmo passati per Montreal, nel nostro viaggio da Halifax a Toronto, abbiamo fissato un appuntamento.

Ero perplessa però, quando, cercando l’indirizzo che mi era stato dato, mi sono accorta che si trovava in città. Pensavo, come succede spesso all’estero, che quello fosse un punto di ritrovo, da cui i bambini partono con un pulmino per arrivare al bosco. Tutt’altro. Il bosco era lì. L’ufficio dove mi hanno accolta era uno spazio co-working molto confortevole, dove l’organizzazione  (oltre a qualche scrivania) affitta una piccola stanza arredata in legno per ospitare i bambini quando grandina, c’è una tempesta o fa troppo freddo per stare fuori. Chiedo cosa si intende per troppo freddo: 10-15° sotto zero, risponde la responsabile. Mi accompagna poi nel loro bosco, a pochi passi dall’ufficio.

Che sorpresa scoprire che il bosco non è la distesa di alberi che avevo visto fino ad allora nel mio viaggio ma una zona urbana, incredibilmente urbana e in via di rinaturalizzazione. Un posto molto affascinante, un terzo paesaggio alla Gilles Clement, con un gran potenziale, dove i cittadini si occupano di curare il verde e di fare eventi e manifestazioni in modo da renderlo vivo e vivibile. La natura è nuova, gli alberi sono pochi ed diventa per me importante capire come gestire un gruppo di bambini liberi in un’area non solo pubblica, ma anche così vicina alla città, con un inevitabile rapporto con essa.

Mi spiegano tutto: i bambini possono scorrazzare liberi, conoscono tutti i limiti e le potenzialità della zona. Hanno imparato a conoscerlo, proprio come si fa nel bosco. C’è un albero delle storie, c’è una collina delle meraviglie, ci sono moltissimi fiori selvatici da ammirare e qualche vecchina che cura le piante con cui chiacchierare e da cui imparare tanto.

Quando sono arrivata il gruppo 3-5 anni stava facendo merenda, portata dalla maestra, così come lo sarà il pranzo, mi spiega lei stessa. Lo cucina lei la sera prima. E’ un pranzo semplice e leggero, qualcosa che ai nostri bambini italiani, con la nostra tradizione culinaria, non basterebbe mai!

L’asilo è bilinque, francese e inglese, le maestre devono esserlo, per scelta dell’organizzazione. Ho chiesto con quale criterio scelgono la lingua da parlare ma non esiste un criterio, proprio come in una famiglia bilingue.

Altri bambini stavano giocando in una zona diversa. Sono i bambini più grandi, che fanno il campo estivo. Giocano vicino alla strada ed è permesso loro di attraversarla senza adulto, perché conoscono l’ambiente e sono consapevoli delle accortezze da avere. Penso ai genitori italiani a cui si rizzerebbero i capelli! Quando l’ho fatto notare alle maestre mi hanno giustamente ricordato che comunque i bambini qui sono abituati al contesto e che, essendo persone sociali, difficilmente prendono l’iniziativa di allontanarsi, di proposito.

Il numero del personale per i piccoli è 1:6 fino ai 5 anni, poi aumenta fino a 1:10. Avevano iniziato il progetto con la giornata intera, ma con l’esperienza hanno capito che non poteva funzionare perché i bambini si stancavano eccessivamente. Il freddo canadese può essere molto faticoso!

I piccoli hanno a disposizione alcuni strumenti: un seghetto, palette, corde e altri piccoli arnesi che usano quando sono supervisionati. I grandi invece conservano i loro strumenti in un container messo loro a disposizione. Hanno le pale per spalare e giocare con la neve, coltellini e seghetti. Un aspetto che mi è saltato all’occhio è la mancanza di “bosco vero” e quindi di conseguenza di legno da poter usare per i loro giochi e i loro progetti. Essendo uno spazio rinaturalizzato da poco è principalmente prateria, fiori, erbe e arbusti. Non hanno quindi possibilità di rielaborare la natura come vediamo spesso usare negli altri Asili nel bosco. Per contro però, sono facilitati nelle gite ”fuori dall’asilo” perché a piedi, regolarmente raggiungono la biblioteca, il mercato orto frutticolo, altri parchi urbani.

La responsabile mi racconta che le scuole tradizionali della zona stanno prendendo esempio da loro e incominciano a uscire molto più spesso e quindi anche a mescolarsi a loro condividendo gli spazi pubblici. Mi dice anche però che si vede da lontano la differenza di come si muovono i bambini del progetto rispetto a quelli delle scuole tradizionali in natura. Questa condivisione di spazi è stata un’occasione per iniziare un progetto di co-insegnamento tra le scuole che purtroppo non abbiamo potuto approfondire.

L’organizzazione è riconosciuta dall’ente canadese Child and Nature Alliance of Canada che si occupa anche di formare il personale (almeno parte di esso) con delle settimane intere di formazione nel bosco. Sono corsi molto impegnativi, in cui si simulano situazioni anche estreme, si costruiscono rifugi, si accende e spegne il fuoco e altro ancora. In questa scuola in particolare non sono situazioni replicabili, proprio per la conformazione dell’ambiente, ma la ragazza con cui ho parlato, formata recentemente, sosteneva essere una tappa importantissima nel suo percorso di accompagnatrice in natura.

Questo uso nuovo della città, a favore dei piccoli e della loro libertà l’ho trovata molto interessante e da approfondire. Non era l’immensa foresta canadese che mi aspettavo e ne sono rimasta piacevolmente stupita.

E per finire un breve video in cui Maddalena viene accompagnata in visita agli spazi del progetto:

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