Perchè si diventa genitori del bosco? Perchè nonostante la distanza, gli orari ridotti, i pasti da preparare, le lavatrici in più da fare alcuni genitori si imbarcano in questa avventura con i loro figli?
E’ difficile riassumere in poche parole i percorsi diversi che ci hanno portato qui, ma in comune abbiamo alcuni valori che, anche quando sono difficili da mettere in pratica, ci orientano nella nostra esperienza quotidiana con i bambini.
Non basta un generico bisogno di più contatto con la natura o maggiore libertà per riconoscersi nell’idea di infanzia e educazione che portiamo avanti all’Asilo nel bosco, ma bisogna saper stare comodamente in concetti come la spontaneità, la selvatichezza, l’insolito e l’amore incondizionato.
E non per vacanza, per sfogarsi, nel tempo libero, dopo aver fatto il proprio dovere, o per dare un po’ d’aria a una vita un po’ soffocante, ma tutti i giorni, tutto l’anno (con qualsiasi tempo atmosferico…).
Insomma siete pronti a diventare genitori del bosco se…
..pensate che i bambini siano portati a imparare naturalmente (principalmente attraverso il gioco) dall’ambiente e dalle persone che lo circondano, senza bisogno di un programma o di lezioni;
…considerate più importante giocare piuttosto che essere puliti, pettinati e vestiti di tutto punto;
…vi fidate del fatto che vostro/a figlio/a può riconoscere i bisogni del proprio corpo per quanto riguarda il freddo, il caldo, la fame, la sete;
…volete che vostra figlia abbia la stessa possibilità di sporcarsi, arrampicarsi, giocare con i bastoni, urlare, sbagliare dei suoi amici maschi;
…pensate che i graffi, i lividi, le sbucciature facciano parte delle esperienze dell’infanzia;
…pensate che le domande siano più importanti delle risposte e la ricerca sia più interessante delle soluzioni;
…pensate che vostro/a figlio/a debba imparare a conoscere la realtà e sperimentare direttamente i propri limiti e quelli del mondo in cui vive, e non allenarsi a fare qualcosa di estremamente innaturale come stare seduto un numero prefissato di ore su una sedia;
…considerate le regole un utile strumento per la convivenza (quando usate con parsimonia, buon senso e flessibilità), e non un metodo per controllare il comportamento dei bambini;
…concepite una comunità come un gruppo di persone che si accetta e si accoglie nella differenza e nel rispetto dei bisogni di ciascuno, e non un gruppo che deve uniformarsi alle stesse regole;
…rifiutate ogni forma di punizione, a partire da quella fisica (compreso lo scappellotto) fino a quella psicologica (ricatto, minaccia, manipolazione, bugie) e considerate l’amore incondizionato e l’accettazione senza giudizio la base per una crescita sana e equilibrata;
… considerate più importante far frequentare a vostro/a figlio/a un comunità dove è accolto e accettato che curarvi del giudizio di parenti e vicini di casa sulle vostre scelte considerate “alternative”.