L’Asilo nel bosco è fuori perchè siamo convint* che all’aperto ci sia una dimensione più stimolante e più accogliente insieme, in cui ogni bambin* può trovare i propri spazi e tempi per crescere. Per trovarsi in questa dimensione non basta uscire, ma bisogna cambiare decisamente prospettiva sul ruolo e le modalità di intervento degli adulti nei percorsi di apprendimento dei bambini.
All’Asilo nel bosco l’apprendimento avviene dall’incontro e dall’interazione tra un* bambin* (i suoi bisogni, le sue domande, i suoi interessi) e il selvatico (elementi, ambienti, esseri viventi nella loro dimensione selvatica). Difficile quindi immaginare di riportare fuori tale e quale un modello (quello della scuola tradizionale) in cui gli obiettivi, i contenuti e gli strumenti di attuazione del programma vengono concepiti in anticipo -e spesso ripetuti uguali di anno in anno- dagli adulti (e al massimo adattati per accogliere un minimo l’unicità del gruppo e del singolo).
Se il percorso educativo avviene grazie all’occasione, all’imprevisto e all’individualità sorgono spontanee alcune domande: ha senso che gli adulti individuino a priori degli obiettivi (competenze o conoscenze che siano)? Ha senso che si individuino a priori delle “materie” o ambiti di conoscenza considerati irrinunciabili? Davvero * bambin* imparano anche se il percorso è guidato dai loro interessi? E gli adulti come possono sostenerli in modo efficace senza sovrapporsi a loro?
Nello specifico, può esistere una “programmazione” all’Asilo nel bosco? Nel mondo anglosassone si parla di “emergent curriculum”, un programma che “affiora” nell’esperienza quotidiana e che è l’insieme delle domande de* bambin* e dei rilanci progettuali degli adulti. In realtà non è un vero e proprio programma perchè non è stabilito in anticipo, ma si costruisce man mano e si può apprezzare appieno il suo svolgimento solo a posteriori.
I pilastri di questo modo di sostenere l’apprendimento spontaneo dei bambini sono:
– l’osservazione (documentazione): uno sguardo attento e consapevole, che tramite il ricordo, la narrazione e la riflessione sia testimone fedele del lavoro dei bambini e sappia quindi come intrecciare gli interventi degli adulti al loro percorso;
– la relazione (fiducia e dialogo): stare con * bambin*, aprire canali di comunicazione onesti e a doppio senso, accogliere le loro richieste, esserci per giocare e parlare con loro quando e se ne hanno bisogno. Prerequisiti necessari: saper stare nell’attesa, non avere troppe aspettative e saper ascoltare, sapendo che si tratta di un processo che si costruisce man mano e cambia da gruppo a gruppo.