La pedagogia del bosco e l’esperienza delle realtà di libera immersione nel selvatico hanno origine nella Danimarca degli anni ’50. Da allora questo approccio e la riflessione pedagogica sullo stare nel selvatico si è sviluppata in tempi e forme diverse, travalicando i confini danesi. Di seguito riportiamo le sei tematiche che racchiudono le basi della pedagogia del bosco e su cui si basa l’approccio di “Fuori dalla scuola”, tratte dal libro Pedagogia del bosco, di Selima Negro, Terra Nuova edizioni, 2019.
1). Immersione nel selvatico: il contatto continuo e intenzionale con un ambiente selvatico fin dai primi anni di vita è una base imprescindibile per uno sviluppo sano ed equilibrato dei bambini e lo sviluppo di tutte le competenze essenziali per l’apprendimento e la vita; solo superando un approccio antropocentrico all’educazione possiamo dare ai bambini la possibilità di scoprire la potenzialità della loro esperienza in questo mondo.
2). Apprendimento come ricerca: i percorsi di apprendimento significativi sono unici, imprevedibili, non-lineari, e si basano sulla motivazione intrinseca e sull’uso di domande aperte, di ricerca e di autoriflessione; le relazioni (con gli adulti e i pari), l’esperienza diretta, la ricerca e, soprattutto, il gioco spontaneo sono i canali privilegiati dell’apprendimento.
3). Programma emergente: le attività, le esperienze, i temi e gli obiettivi dei percorsi di apprendimento emergono progressivamente dall’interazione tra bambini, adulti e ambiente; gli adulti hanno il ruolo di accompagnatori e hanno il compito di seguire i percorsi dei bambini grazie a un’azione di testimonianza e ricerca, che tramite un processo di osservazione, documentazione, riflessione e rilanci progettuali sostiene i percorsi di apprendimento dei bambini quando necessario.
4). Comunità educante: poiché l’apprendimento avviene attraverso esperienze sociali, è necessario che intorno ai bambini si crei una comunità che collabora al loro accompagnamento sulla base si un accordo chiaro su valori, obiettivi e strumenti; il patto intergenerazionale per l’accudimento dei bambini deve essere basato sulla fiducia, sulla reciprocità e sull’amore incondizionato perché li sostenga davvero nella loro ricerca di equilibrio per sapere tradizionale e innovazione.
5). Educazione al e con il rischio: il rischio viene accolto come parte ineliminabile dei percorsi di apprendimento e caratterizzante la vita degli esseri umani, come opportunità di crescita e scoperta, dimensione conoscibile con l’esperienza diretta e competenze cognitive, sociali ed emotive; ogni singola persona (adulta o bambina) ha e può sviluppare competenze per la gestione del rischio (preventive o dinamiche), e deve rimanere protagonista delle proprie strategie per affrontare i rischi che caratterizzano le proprie esperienze.
6). Vita al campo base: i principi organizzativi degli spazi antropizzati devono essere incentrati su bisogni organizzativi autentici, devono favorire l’autonomia, la partecipazione e la risposta ai bisogni di ciascuno; il campo base è insieme una base sicura e un luogo di passaggio verso esperienze diverse, e di ritorno e rielaborazione delle stesse; la sua organizzazione è sempre in dialogo con il selvatico, aperta al cambiamento e rispecchia ognuno degli altri cinque principi.
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Visita le seguenti pagine per approfondire:
♦ Immersione nel selvatico.
♦ La programmazione capovolta.
♦ I materiali.